Se non sai di cosa stiamo parlando te lo spieghiamo subito: il Burnout, che tradotto letteralmente significa “bruciato”, è a tutti gli effetti un esaurimento nervoso. Un cedimento del nostro sistema “corpo-mente” che per quanto riguarda la discussione di oggi, è strettamente correlato al lavoro.

Il primo grande mito da sfatare è che sia un problema lontano da noi. Non c’è nessuna correlazione fra area geografica di appartenenza e burnout. Così come sarebbe sbagliato definire il crollo emotivo esclusivo dei dipendenti delle grandi aziende: il Burnout in ufficio può succedere ad ognuno di noi.
Ma quando e perché ci troviamo davanti ad un esaurimento nervoso?
Riconoscere l’esistenza del Burnout è il primo passo da parte delle aziende verso il tentativo di risolvere un annoso e grave problema. Capiamo insieme da cosa deriva. Il primo grande motivo alla base di un crollo è il carico di lavoro eccessivo, anche se dobbiamo ammettere che non è l’unico.

Quando siamo sottoposti cronicamente ad una mole di lavoro estenuante tendiamo a spingere i nostri limiti sempre più in là (n.d.r. attenzione perché stabilire i parametri che rendono “universalmente” eccessivo un carico di lavoro non è affatto semplice). Alziamo l’asticella della nostra tolleranza e della nostra sopportazione, ma possiamo sopportarlo solo se la situazione particolarmente stressante è contingentata e limitata nel tempo.
Se lo stress lavorativo ci risulta troppo e per troppo tempo, il nostro organismo ne risentirà inevitabilmente. E’ sbagliato pensare che “a me non capiterebbe mai” perché purtroppo il Burnout non ha genere e non ha età. Semplicemente il TUO limite viene costantemente superato e il tuo sistema nervoso va in crash.

Oltre alla mole di lavoro e ai ritmi frenetici imposti da scadenze e tempistiche al secondo, un altro importante fattore che aumenta la probabilità di un crollo emotivo è la solitudine.
Abbiamo già affrontato una discussione sui rischi derivati dal lavoro in remoto durante la pandemia, QUI. Tuttavia il problema del Burnout ha origini ben più lontane nel tempo. Dopo la pandemia in alcuni settori lavorativi è cresciuto per numero di episodi, ma sono anni che si parla in psicologia e in medicina di stress lavoro-correlato. L’allontanamento forzato dal luogo di lavoro, dalle relazioni interpersonali e dai momenti di comunione di intenti ha portato molti lavoratori a sentirsi soli e insicuri sia economicamente che emotivamente e lavorativamente.
In cosa consiste davvero il Burnout?
L’esaurimento nervoso tipico del Burnout si manifesta in ognuno di noi in modo unico: può essere palesato con rush cutanei, attacchi di panico, stati di ansia ingestibili, apatia, fortissime emicranie e molte altre sintomatologie che sono come già detto personali.

Il livello attuale dei casi di Burnout è il risultato di un problema che esisteva già ma che è stato reso negli ultimi due anni esponenzialmente peggiore. L’Editor e Ricercatrice della Harvard University Jennifer Moss la definisce “fatica emotiva” in una recente intervista (QUI). Si può materializzare nelle nostre menti anche con una sensazione di incredibile impotenza verso le atrocità che accadono subito attorno a noi. E’ un po’, per citare un suo esempio, come assistere al divampare di fiamme in tutta la tua città senza poter muovere un muscolo per far nulla, impalato e pietrificato.

Cosa può fare un’azienda per prevenire questo problema?
Diciamoci la verità: programmi di fitness con palestre in azienda, sedute di yoga in pausa pranzo e cucina macrobiotica non ci salveranno dallo stress cronico. Il fondamentale punto di partenza è quello di instaurare una comunicazione: fra dipendenti, fra dirigenti e amministrazione, fra colleghi.
Un manager stressato ed emotivamente provato che dialoghi apertamente con il suo team di collaboratori a loro volta stressati potrebbe ricevere spunti di miglioramento per sé e per gli altri. Basterebbe discutere insieme di come vanno le cose a casa, di cosa preoccupa loro e di come poter migliorare la vita in ufficio.
Condividere le proprie esperienze lavorative, intese come esperienze emozionali che ci hanno testato e messo a dura prova, può essere catartico a tutti i livelli.
Il manager citato sopra potrebbe scoprire che il suo collaboratore sull’orlo di una crisi di nervi è distrutto da notti insonni per il bambino appena nato, per una malattia di un familiare, per un lutto appena vissuto. Così a questo bagaglio emotivo molto pesante e derivante dalla sfera personale del dipendente andrebbe a sommarsi il carico di lavoro estenuante che viene accollato in ufficio. Il panorama della situazione sembrerebbe così molto più chiaro e le strade da seguire per evitare il peggio sarebbero molteplici e lì a portata di mano.
Una unica via per evitare lo stress cronico
Siamo umani e il nostro cervello è un maxi insieme di esperienze vissute correlate le une alle altre e inscindibili. Accettare questa realtà ci può aiutare a capire come ristabilire un equilibrio nelle nostre vite ed allontanare il rischio di esaurimento nervoso a lavoro.

Il dialogo all’interno del luogo di lavoro deve essere quanto più incentivato possibile, a tutti i livelli. Ne usciremmo più coesi e legati, più empatici li uni con gli altri. E magari eviteremmo qualche caso di Burnout a un collega in difficoltà.
Lo scopo rimane cercare di arginare il problema dell’esaurimento emotivo. Lo strumento principale per tentare di farlo è quello di creare per noi e per le persone attorno a noi un equilibrio. Il processo per raggiungere l’equilibrio è complesso, faticoso e richiede molto impegno su più fronti. Ma alla fine se ci avrà evitato il Burnout ne sarà valsa senza dubbi la pena.